UN VIAGGIO NELLE SENSAZIONI

Le sensazioni che brulicano dentro me sono tante e con sfumature diverse, fanno nascere un mondo interiore nascosto, un labirinto misterioso da esplorare con la torcia in mano in un sotterraneo controllato dai servizi segreti dell’animo...

Se non fosse per questo noioso traffico, avrei già raggiunto la mia famiglia che mi attende per alcuni giorni di vacanza, terminato il mio impegno di lavoro. E invece sono qui in auto, in colonna e ne avrò ancora per un bel pezzo: un’altra tassa versata al moderno benessere che, rassegnato, accetto di pagare.
Ma qui, in questo silenzio costretto, mi ritrovo teso ed inquieto, e non certo per la strada, ma per qualche strana ansia che nasce sempre dentro di me, in certe situazioni come questa, senza motivo. Mi succede spesso quando lascio la famiglia o la mia casa per più di una giornata e, sinceramente, mi sento un po’ sciocco e un po’bambino. Di solito distolgo l’attenzione, accendo la radio, ascolto le notizie, penso ad altro. Oggi no, voglio ascoltare questa mia sensazione troppo fastidiosa, ricorrente e invadente per essere ignorata.
In ogni istante, se ci facciamo caso, possiamo sentire emozioni diverse dentro di noi, siamo abitati sempre da sensazioni, a volte deboli a volte più intense, come allegria o tristezza, tranquillità o paura, pace interiore o tensione emotiva, ma difficilmente ci fermiamo ad ascoltarle e a riconoscerle: hanno gusti e colori propri, dolci o amari, accesi o tetri.
Le sensazioni che brulicano dentro me sono tante e con sfumature diverse, fanno nascere un mondo interiore nascosto, un labirinto misterioso da esplorare con la torcia in mano in un sotterraneo controllato dai servizi segreti dell’animo, in cui vengono prese molte decisioni importanti sul mio modo di agire e reagire, e io, ingenuo e convinto del mio libero arbitrio, giustifico alcuni miei strani comportamenti con false ragioni e logiche motivazioni. Non voglio però essere ingannato anche stavolta. Questa brutta sensazione non mi avrà tanto facilmente.
La sto ascoltando con attenzione ormai da venti minuti. Non sembra fatta di rabbia e nervosismo, ma di angoscia e inquietudine. Parte da una zona poco sotto al petto e si dirama tra i muscoli, verso le spalle fino ai gomiti. Dapprima si era mimetizzata come semplice malinconia, ma adesso assomiglia sempre più ad una paura: ha il gusto dell’isolamento, il sapore dell’abbandono. Non potendola scrivere su carta, la nomino ad alta voce cercando di tirarla fuori, strappando parola dopo parola.
Eccola qui, è allo scoperto, si dimena stretta tra il petto e le mie mani. Ricordo, allora, di averla provata altre volte, sin da piccolo, in disparte, mentre i miei amichetti giocavano allegri. Non la mollo e ritorno ancora più indietro nel tempo, passando al setaccio i tanti momenti della mia vita che ricordano tale paura, che riportano solitudine. Una scena in particolare graffia la mia sensibilità, tocca il mio cuore. Consideravo quell’episodio un fatto accaduto e superato, ma lo riconosco drammatico per quel bimbo di 4 anni, con gli occhi spalancati, nell’angoscia di aver perso i suoi genitori, chissà, secondo lui per sempre. Guardo il piccolino, il suo visetto, con paterna tenerezza, mi riconosco e mi commuovo. Mi avvicino, lo abbraccio e lo stringo forte per consolarlo. Assomiglia un po’ ai miei figli, ma è tremendamente solo e io non posso far niente per lui in quel momento. Piange disperato e piango anch’io: lacrime sconosciute e liberanti.
È proprio vero, a volte i silenzi si disprezzano, come noiosi e antipatici compagni, perché fanno provare sgradevoli sensazioni, danno fastidio rivelando pungenti segreti, ma sono i soli a contenere voci chiare e risposte certe al mistero di noi stessi, al nostro sconfinato desiderio di pace e serenità. Ora i miei occhi si staccano sempre più dai miei sentimenti e da quella vecchia scena, riportandomi alla realtà, alla strada. È stato un lungo e faticoso viaggio nelle sensazioni. Tra pochi minuti finalmente sarò arrivato a destinazione e questa sera, dopo cena, potremo passeggiare tutti insieme, famiglia al completo, tra schiamazzi, bambini, urla, bisticci, abbracci, sorrisi e, spero, un pizzico di serenità.

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